Vi proponiamo la lettura di questo interessante articolo redatto dal nostro prestigioso partner Svizzero Sols sulla relazione tra inquinamento dell'aria e maggiore diffusione di contagi da Covid-19.
 
“L’inquinamento atmosferico è associato a un aumentato rischio
di infiammazione prolungata, anche in soggetti giovani e sani,
con la conseguente iperattivazione del sistema immunitario”
 – Andrea Ranzi, epidemiologo ambientale dell’Agenzia Regionale
per la Protezione Ambientale dell’Emilia Romagna.
 

L’Università di Harvard, con uno studio pubblicato ad aprile 2020, dichiara che un piccolo aumento all’esposizione a lungo termine al PM 2,5 porta ad un grande aumento del tasso di mortalità da COVID-19.

Nei primi giorni di marzo 2020, un gruppo di ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale, dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e dell’Università di Bologna hanno pubblicato un position paper dove viene comunicata l’ipotesi di una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di particolato atmosferico e il numero di casi infetti da COVID-19.

I ricercatori italiani hanno utilizzato i dati dell’inquinamento atmosferico pubblicati sui siti delle Agenzie regionali per la protezione ambientale (ARPA) relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio nazionale tra il 10 e il 29 febbraio, mettendoli in relazione con l’aumento dei contagi da COVID-19 aggiornati al 3 marzo, prendendo così in considerazione le due settimane di incubazione del virus.  Questo confronto si è dimostrato significativo nell’area della Pianura Padana dove si sono osservate curve di espansione dell’infezione con accelerazioni anomale, in evidente coincidenza (a distanza di due settimane) con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico. “Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione, alla diffusione del COVID-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”, spiega Leonardo Setti, ricercatore al Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari” dell’Università di Bologna.

Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari, prosegue: “Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Più polveri sono presenti nell’aria più si creano autostrade per i contagi. Dobbiamo ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”.

Dall’altro lato però, la Società Italiana di Aerosol (IAS) ha replicato a questa ipotesi con una nota: “Le attuali conoscenze relative all’interazione tra livelli di inquinamento da PM e la diffusione del COVID-19 sono ancora molto limitate e ciò impone di utilizzare la massima cautela nell’interpretazione dei dati disponibili. Un eventuale effetto dell’inquinamento da particolato sul contagio da COVID-19 rimane, allo stato attuale delle conoscenze, un’ipotesi che dovrà essere accuratamente valutata con indagini estese ed approfondite“.

Fino a quando i ricercatori non saranno in grado di fornire alla popolazione dei dati più chiari e precisi sulla correlazione tra inquinamento ambientale e velocità di diffusione del virus Sars-Cov-2, rimane comunque ovvio che tutti sono concordi sul fatto che il particolato atmosferico è in grado di peggiorare il nostro stato di salute.

Infatti, la IAS si esprime così: “È noto che l’esposizione, più o meno prolungata, ad alte concentrazioni di PM aumenta la suscettibilità a malattie respiratorie croniche e cardiovascolari e che questa condizione può peggiorare la situazione sanitaria dei contagiati. Queste alte concentrazioni sono frequentemente osservate nel nord Italia, soprattutto nella pianura Padana, durante il periodo invernale”.Il particolato inquinante presente nell’aria aumenta la risposta infiammatoria a livello polmonare e può aggravare i sintomi del Sars-Cov-2.

È importante quindi considerare tutta la letteratura che presenta una relazione causa-effetto tra l’inquinamento ambientale e determinate patologie respiratorie.

Ovviamente se la situazione polmonare peggiora, l’individuo è certamente più soggetto a complicazioni più o meno gravi nel caso entra in contatto con il virus.

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Link di approfondimento:

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/inquinamento-e-covid-19-che-cosa-sappiamo 

– POSITION PAPER – Relazione circa l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione – Società Italiana di Medicina Ambientale,Università degli Studi di Bari, Università di Bologna

– Informativa sulla relazione tra inquinamento atmosferico e diffusione del COVID-19 – Società Italiana di Aerosol (IAS)

-https://magazine.unibo.it/archivio/2020/03/19/coronavirus-il-particolato-atmosferico-accelera-la-diffusione-dellinfezione 

https://projects.iq.harvard.edu/covid-pm 

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